Una giornata carina da celebrare con il pane al farro

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Una giornata carina da celebrare con il pane al farro

“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina.

Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano.

Anche le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire…”

Con queste parole inizia “Kitchen” il primo meraviglioso romanzo di Banana Yoshimoto, che ha avuto il merito di mostrare un’immagine del Giappone completamente sconosciuta a noi occidentali.

Il libro nasce dall’ossessione di Banana per la cucina e oggi, sfogliandolo pigramente, riflettevo su quanta vita in effetti passa tra i fornelli.

Quando ero bambina, mio padre me lo ripeteva spesso e me lo faceva notare ma non ne coglievo ancora molto bene il senso. L’ho capito da adulta, quando ho iniziato a gestire la mia cucina. Un luogo vivo e pulsante in cui la vita vera è sempre stata presente. Le mie cucine non sono mai state fredde, silenziose, ordinatissime e mortifere. Hanno sempre rappresentato la vita, il quotidiano, la gioia di sedersi a tavola e la convivialità. Intorno ad un non grande tavolo ci siamo anche seduti in cinque, sei, otto, stretti, rannicchiati e rallegrati da una bottiglia di vino e piatti caldi e fumanti di zuppa di castagne e bacon, direttamente dal fornello al piatto, in una luce invernale calda e rassicurante.

Quella è l’immagine che porto sempre dentro quando penso alla nostra cucina di casa e agli affetti con i quali io e Anto condividiamo momenti allegri e spensierati.

In questa giornata speciale (oggi è il nostro anniversario di matrimonio) e con questi pensieri vitali, cosa c’è di meglio di una bella pagnottina al farro? Il pane, da sempre simbolo di ospitalità e condivisione.

Nelle mie letture psycho-random ho scoperto che anche Jung si focalizza sull’aspetto sacrale della preparazione del pane ed anche del gesto di spezzarlo, vedendo in questo una simbologia legata all’espressione di bisogni non solo terreni.

Il pane nei sogni è sostanzialmente legato alla quotidianità della vita e al suo aspetto più semplice ed essenziale, al lavoro e all’operosità, al bisogno di nutrimento di ogni aspetto di sé e anche all’abbondanza, alla generosità quando viene donato, condiviso, consumato con altri.

Ripensando in effetti ad alcuni miei vissuti, ho notato che quando voglio cucinare qualcosa per le persone che amo, preparo il pane. E la casa profumata di pane è una delle sensazioni che amo di più.

Premetto che questo non fa di me un’esperta di panificazione e lievitazione. Le mie ricette, come sempre, sono semplici, fattibili e senza tante sofisticazioni.

Questa della pagnotta al farro l’ho ripresa da una rivista “veg”.

Per 4 persone:

Scaldate il forno a 200°. In un’ampia ciotola mescolate 250 gr di farina di farro integrale, 250 gr di farina bianca, 2 cucchiaini di lievito in polvere per torte salate, 1 cucchiaino di sale, 130 gr di semi misti (girasole, zucca, sesamo, lino e papavero).

Versate 4 dl di latticello (oppure la stessa quantità di una miscela di yogurt e acqua in parti uguali) e lavorate rapidamente l’impasto: se vi sembrasse troppo compatto, potete aggiungere ancora un po’ di latticello. Dividete l’impasto a metà e formate due pagnotte rotonde, incidendole a croce in superficie. Spennellatele con poco latticello e cospargetele con 2 manciatine di semi misti. Infornate per 35 minuti, fino a quando la superficie risulta dorata e croccante.

A me piace mangiarlo insieme ad una zuppa di cannellini e porcini, calda e fumante e con un bicchiere del nostro merlot Primolupo.

Il fascino di questa giornata invernale…

 

 

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