Storie “kintsugi” e la marmellata di marroni di nonna Adelma

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Storie “kintsugi” e la marmellata di marroni di nonna Adelma

Che fare se un piatto si rompe? Per i giapponesi buttarlo è un sacrilegio…

L’arte del Kintsugi trasforma crepe e scheggiature in decorazioni dorate. Perché la fragilità è preziosa. E in ogni traccia del tempo c’è una storia da raccontare.

I maestri di Kintsugi distendono della polvere d’oro, così da riempire e impreziosire le “cicatrici”.  Ed ecco che la sostanza malandata di un piatto o una scodella, i segni della loro fragilità e impermanenza, diventano una storia da raccontare, un insegnamento da conservare, una scrittura aurea in cui trovare il senso delle cose. Linee irregolari, ruvide, imperfette, consunte, in cui si disegnano la grazia, l’eleganza e la nobile pienezza del vuoto. Scartando l’idea consumistica della distruzione e della sostituzione, in favore del concetto di rigenerazione, di infinita narrazione, di cura.

Il Kintsugi spiega che da una ferita può nascere una forma e una storia ancora più preziosa sia esteticamente che interiormente.

Anche nella vita quotidiana per gli occidentali quasi sempre la rottura ha un’accezione negativa, di dolore, vergogna, senso di colpa e fallimento. Per i giapponesi invece ogni storia, anche la più travagliata, è origine di bellezza e ogni cicatrice viene mostrata orgogliosamente come la cosa più preziosa che abbiano.

I giapponesi con il Kintsugi, forse si rifanno in modo molto più consapevole di noi occidentali a quello che è il concetto di resilienza. Cercano di crescere dall’esperienza dolorosa e la valorizzano, tanto da usare un metallo prezioso come l’oro per riparare le crepe. Non cancellandole, ma evidenziandole per renderle più preziose.

Questa mia ricetta nasce proprio da una “preziosa frattura”. Una ferita profonda che si è impreziosita di nuove esperienze, vissuti intensi, passioni ritrovate e amicizie forti.

Uno dei granelli della mia polvere dorata è un’amica ventennale, con la quale c’era stata anni fa una grande frattura ma, che nel momento più oscuro della mia vita, rincontro, le apro il mio cuore e lei mi apre il suo mondo, mi ricorda la donna che sono e mi ricarica di quell’energia e quell’ottimismo che perdiamo quando pensiamo di aver perso una vita costruita con amore ed onestà intellettuale. Lei che mi conosce nel profondo, mi ricorda chi sono, mi rinnova la sua fiducia, mi stimola intellettualmente e cospargendo polvere dorata sulle mie ferite, pazientemente, fa di me una preziosa ceramica con un segno dorato. Siamo “donne kintsugi” e giorni fa, scrivendomi: “great minds think alike”, mi regala una delicata ricetta della crema di marroni di sua nonna Adelma. Siamo in autunno, è tempo di castagne, di passeggiate nei boschi e di profumo di muschio. Ricevo questo prezioso foglio scritto a mano, in una scrittura d’antan, precisa e ordinata, segno di tempi lenti e più semplici. Le chiedo che donna era nonna Adelma e lei la descrive “buona, paziente, operosa”, la nonna che tutte sogniamo.

La ricetta è questa e potete leggerla anche sulla fotografia:

“Dose per due chili. Pelarli dalla prima buccia, poi metterli a bollire. Quando sono ben cotti, togliere la seconda buccia, poi passarli per lo schiacciapatate. Pesare la polpa. Il peso dello zucchero deve essere uguale a quello della polpa. Aggiungere un bicchiere d’acqua e far bollire per 15 minuti. Poi aggiungere mezzo etto di cacao e l’odore della vaniglia e fare bollire per altri 15 minuti. (Poi  mangiarla)”.

“Elogiamo la leggerezza, perché grazie alla leggerezza siamo in grado di vivere una vita piena, profonda e significativa. Leggerezza che vuol dire amare il bello, amare ridere, ma sapere bene cosa vuol dire la malinconia, perdonare contro ogni assunto, soffrire al di là dell’emozione stessa (Gypsy in the Kitchen)”.

 

Posted in: Blog, Il mondo di Aïoli,

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2 Comments

  1. Emozionante e profondo, commovente. Un femminile silente ma tramandato e conservato. E’ bello condividerlo.

    • Gentile Luisa, grazie per aver apprezzato il mio post. Sono felice di aver ritrovato un’amicizia preziosa che mi è stata di grande sostegno nella fase più pesante e delicata della mia vita. Non dimentico mai chi mi fa del bene e questa amica merita tutto l’affetto che non sono riuscita a dimostrarle negli anni passati. La frattura con lei mi era pesata moltissimo perché l’ho sempre stimata e ammirata. Una donna di grande spessore. A presto. Francesca

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