La mia confortante romanità

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La mia confortante romanità

Mi piace perdermi nei profumi e nei sapori degli ingredienti che conosco bene. Quei profumi familiari, buoni e fragranti che diventano piccoli angoli di paradiso e di dolcezza.

La mia cucina romana, decisa e confortante, mi ha accompagnata e avvolta in questi due mesi intensi di lavoro, progetti e impegni su più fronti.

Piatti dalla forte identità che mi riportano alle origini anche quando queste diventano stancanti, come la mia città ultimamente, così affaticata e abbandonata. La cucina mi solleva e mi ristora. Due serate, una più entusiasmante dell’altra e tanta cucina romana veramente ben fatta.

“Collegio” a Piazza Capranica è stata una piacevole riscoperta. L’antico vini e olii della famiglia Santarelli (Casale del Giglio) è il tempio di piatti romani molto curati, studiati e di grande livello. Con Antonio, il proprietario, siamo amici dai tempi di Cantine Lupo e per i tanti Vinitaly insieme, e siamo entrambi accademici. Apprezzo il suo entusiasmo e la tenacia con la quale porta avanti il progetto di rilancio di una cucina romana tradizionale ma non banale e non svilita. Io che non amo la carbonara (il piatto tra l’altro meno romano della nostra tradizione) penso che quella che ho assaggiato a Collegio sia eccezionale! Ha convinto anche me… Antonio mi ha fatto scoprire l’esistenza degli gnocchi ricci di Amatrice, più simili nella forma a delle orecchiette spesse, lavorate con due impasti (patate e acqua e farina) che lui prende proprio ad Amatrice da una signora che li fa a mano (una rarità ormai) e di cui io e la direttrice del nostro Centro Studi presto andremo a scoprirne storia, origini e ricetta. Questi sono i dettagli che mi fanno amare la storia della cucina romana e i nostri piatti.

Un’altra serata ancora più immersa nella tradizione è stata quella che ho trascorso da Arcangelo Dandini, al suo “L’Arcangelo”. Chef romano e caro amico, ci ha deliziati con una serie di piatti che faccio fatica a dimenticare. Dal meraviglioso carciofo alla romana, alla coda alla vaccinara cucinata veramente “alla romana”, cioè con le scagliette di cioccolato fondente nel sugo, come faceva mia nonna Elena. Gnocchi alla matriciana e garofolato meravigliosi! Infine una zuppa inglese paragonabile alla mia, che ha sempre fatto impazzire famiglia e ospiti.

Un bagno di romanità che si è concluso nei giorni scorsi con la tipica colazione di Pasqua in famiglia: pizza al formaggio con la ricetta di papà, corallina, uova sode, cioccolata… rispettando una tradizione che più romana non si può, distesi sul bel prato di Villa Borghese, la villa tanto amata da mio padre e luogo di ricordi piacevoli per me e per la mia famiglia; il verde di Roma che più ci appartiene, per affetto e per storia. Questi momenti mi fanno piacevolmente riscoprire le radici e rafforzano il senso di appartenenza alla mia città tanto bella e luminosa.

Posted in: Blog, Il mondo di Aïoli

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