Auguri papà

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Auguri papà

“Io non ho bisogno di ricordare mio padre. Io sono mio padre. Lui è la mia parte più interessante” (cit.)

Il 28 maggio mio papà avrebbe compiuto 83 anni.

I pensieri mi riconducono a lui ogni giorno, al suo sorriso e al suo buon umore… e cerco di trarre sempre forza e saggezza dai suoi insegnamenti e dal suo esempio.

Ieri io e mia sorella Licia, parlando di lui, come spesso accade, stavamo ricordando i suoi piatti preferiti. Lui cucinava tanto e spesso, per noi, per gli amici, per i parenti, per i colleghi. Ma i suoi piatti preferiti quali erano?  Lui cosa amava mangiare ?

Al primo posto gli spaghetti “cacio e pepe”. Come io non rinuncerei mai alla matriciana, lui non poteva fare a meno della cacio e pepe. Il suo “must” in assoluto, il “salvavita” quando non sapeva come soddisfare i nostri palati capricciosi e il piatto simbolo delle serate tra amici che potevano prolungarsi fino alle due di notte e oltre. Era un maestro della cacio e pepe. Sempre perfetta la cottura, il pecorino ben amalgamato ma mai “cremoso”, in perfetta armonia con il pepe. Un piatto il suo, che non si trasformava mai in “colla”.

Da buon romano amava tutte le interiora, i rognoni, la lingua, la coratella. Da bambina lo osservavo con orrore, da adulta ho apprezzato la sua radicata romanità, che ha tramandato a me con forza e passione.    

Un altro suo piatto preferito, che purtroppo non rientra tra i miei, era il coniglio alla cacciatora. Ricordo mamma Galitzine che per farlo contento comprava mezzo coniglio solo per lui e lo rivedo, davanti ai fornelli, con gli occhi luminosi in attesa di pregustare il manicaretto. Amava usare l’alloro e così io. Nella mia cucina ci sono sempre mazzi di alloro che utilizzo anche dove non sarebbe necessario. E quando spezzetto la foglia, il profumo mi riporta immediatamente a lui. Confesso che in tasca ho sempre qualche foglia di alloro stropicciata, da annusare in caso di nostalgia forte… 

Da ex cacciatore amava tutta la cacciagione e le quaglie in particolare. Ogni tanto gironzolava per casa suggerendo una cena a base di “qualche bella quaglietta”. Amava i piatti semplici, così come nella vita preferiva le cose semplici e la “normalità”. Non era mai un uomo insofferente e insoddisfatto. Amava il suo lavoro, amava tornare a casa e trovare noi, organizzare i nostri pic nic la domenica e le gite fuori porta, amava farci giocare e divertire. Era un uomo libero. Amava la sua “normalità”. Oggi, da adulta, mi rendo conto di questo grande dono. Non poteva farmi regalo più bello: il piacere e l’appagamento della “normalità”.

Tornando alla cucina… impazziva per il provolone piccante, le seppie con i piselli (tipicamente ebraico romanesche), il melone al porto (http://www.aioli-dfr.com/le-sangrie-estive-di-casa-nostra/) il caffè rigorosamente sempre lungo, l’acqua tonica con tanto limone e il gelato al limone. L’unica cosa che ha chiesto e mangiato il giorno prima di lasciarci.

Darei qualsiasi cosa per avere un suo sorriso adesso e per averlo accanto in queste giornate quasi estive, dense di pensieri confusi e di sensazioni deludenti. Lui che era un ottimista e un allegro, che cercava di “curare” i mali altrui con un piatto cucinato con cura e dedizione, forse aveva capito che i veri doni non sono quelli materiali ma quelli spirituali e di accudimento. Io e lui cucinavamo insieme. Da bambina lo osservavo con ammirazione, da adulta ci muovevamo insieme ai fornelli come in una danza armoniosa. Ho cucinato per lui anche quando ormai non mangiava più ma sapevo che mi aspettava con un piatto per lui.    

Per ricordarlo, cito la mia amica e blogger Laura Petrazzuolo che ha scritto queste tenere parole in ricordo del suo papà: “Bisognerebbe poter scegliere sempre come vivere e quando morire. Quasi mai si verifica questa seconda scelta, certamente molti si impediscono anche la prima. Ecco, mio padre, ad esempio, mi ha insegnato a vivere secondo la mia natura”.

   

 

Posted in: Blog, Il mondo di Aïoli

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