Le sorelle Castellani

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(ritratto di noi tre sorelle gentilmente concesso da mia nipote Beatrice, in arte Billa)

Tempo fa, navigando su internet alla ricerca di ispirazione culinaria, aprendo la pagina della pagina della pagina… mi sono ritrovata su www.specchioromano.it e nella sezione “il risorgimento dei romani” ci sono una trentina di righe dedicate alle “sorelle Castellani”. Caspita! ho pensato… siamo noi! (io, Laura e Licia) e invece no, anche se una Francesca c’è…

Riporto testualmente:

“Dal diario di Anna Galletti de Cadilhac sappiamo che durante la difesa della Repubblica Romana, tra le donne che assistevano i feriti presso l’ospizio della Trinità dei Pellegrini, c’erano anche tre belle sorelle romane, Elisa, Francesca e Augusta Castellani.

Appartenevano alla nota famiglia di orafi, secondo la testimonianza di Annibale Lucatelli, “una delle più benefiche della nostra città pel sacrificio continuo di libertà e sostanze che sopportò coraggiosamente”. La loro casa, nel palazzo Costa a San Marcello, veniva perquisita praticamente ogni settimana.”…

Ometto il resto del racconto perché immagino che non interessi a nessuno… e anche perché le tre poverette, devotissime cattoliche, furono messe in carcere per un atto innocente e poi comunque liberate.

Quelle sorelle Castellani però mi hanno fatto venire l’idea di scrivere questo post sulle altre tre sorelle Castellani, cioè Laura, Licia e io…  che siamo altrettanto legatissime anche da tanti ricordi familiari e naturalmente culinari.

Laura vive a Milano da qualche anno e Licia vive a Roma (per fortuna). Le nostre comunicazioni sono quotidiane e con una frequenza impressionante, arriviamo a sentirci e a scriverci anche 10 volte al giorno. Lo so, è patologico! E anche la cucina è un filo conduttore delle nostre comunicazioni.

Appena trasferita a Milano ricordo una telefonata angosciata di Laura che mi chiamò perché la tv stava trasmettendo la ricetta della trippa alla romana e lei aveva avuto una nostalgia devastante tanto da lacrimare e chiamarmi. Un piatto di trippa alla romana per un attimo ha fatto vacillare le sue scelte di vita!

Quando invece Licia si era sposata da poco, facevamo delle vere e proprie “conference call” a tre purché riuscisse a fare delle polpette decenti…

Quando stiamo tutte e tre insieme spesso ricordiamo i nostri pic-nic da bambine, i Natali a casa nostra con almeno 30 persone (naturalmente cucinavano i miei), le torte e le feste che ci preparava papà. Penso che all’epoca fosse l’unico padre sulla terra a prendersi un giorno di vacanza per prepararci la festa di compleanno…

Laura e Licia sono anche loro brave in cucina ma non hanno la mia passione maniacale, quindi quando ci riuniamo solitamente è a casa mia perché “se magna!” e il piatto che mi chiedono sempre è un piatto cult di papà: “i rigatoni alla carcerata”.

È una versione rielaborata da papà del famoso piatto che mangiavamo da “Gildo” un ristorante a Trastevere, attualmente riproposta da suo figlio al “Ristorante Fabrizio”. Il nome proviene dalla sua vicinanza al carcere di Regina Coeli, a Trastevere
appunto.

La versione originale è funghi, tartufo, provolone e parmigiano. La ricetta di mio papà invece è questa (per 4/5 persone):

Sbriciolare 4/5 salsicce e rosolarle in un po’ di burro, mettere a mollo in acqua tipieda una manciata di funghi secchi, tritare finemente un po’ di funghi champignon freschi e trifolarli in un po’ di burro (ancora…). A fine cottura unire le salsicce, i funghi trifolati e i funghi secchi tritati.

Sminuzzare: 2 hg di gruyère, 1 hg di provolone piccante, ½ hg di parmigiano e  una mozzarella piccola (e farla scolare per bene). Tenere tutto da parte.

Dopo la cottura dei rigatoni (molto al dente), condirli con tutte gli ingredienti di cui sopra aggiungendo il pepe e un po’ di latte.

La particolarità di questa pasta è che viene servita nelle ciotole di coccio che si mettono in forno per qualche minuto in modo che la mozzarella diventi filante e il piatto molto caldo.

È sicuramente un piatto invernale e molto molto calorico… ma da piccole ci andavamo pazze e non c’era inverno in cui papà non ci preparasse i rigatoni di Gildo!

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4 Comments

  1. Fra che acquolina, e che passione trasmetti! Anche questa ricetta da sperimentare, grazie. Le sorelle Castellani del passato se la sognavano una simile goduria!!

  2. Bellissimo Fra! I RIGATONI DI PAPA’ alla carcerata… e chi se li dimentica. caldi caldi, mangiati in quel coccetto… quante cene e feste… e il budino a due colori con i pavesini sotto? te lo ricordi? allora non c’erano tanti dolci come adesso e quello era il massimo… ora dopo tanti anni ho imparato a cucinare anch’io, ma mai come papà, o meglio, come te che hai ereditato da lui alla grande! tvbbbbbb LICIA

  3. Questo fine settimana provo a farli!
    Poi ti faccio sapere il risultato.

    Ciao

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